“Stessa storia, stesso posto, stesso bar…” cantava Max Pezzali a metà degli anni Novanta e a ripensarci ora un po’ di nostalgia mi prende al ricordo non solo delle canzoni di quei tempi, ma anche di trasmissioni cult come “Mai dire gol”, dei giri con gli walkman attaccati alla cintura e le cuffie nelle orecchie, con le Dr.Martens ai piedi, la collezione delle schede telefoniche, spesso comprate ai mercatini di scambio e pagate ancora in lire…così è cresciuta la mia generazione.
Quegli anni Novanta li ho ritrovati in bottiglia, assieme agli sbevazzatori incalliti  dell’Enoclub Siena – con a capo Davide Bonucci, president dei president – che ogni anno si ritrovano a Montalcino in occasione dell’Anteprima Benvenuto Brunello e che, come di consueto, sotto l’egida di Riccardo Campinoti, proprietario dell’Azienda Le Ragnaie, stappano carichi da Novanta, per l’appunto, incuranti per diverse ore di quello che succede in esterno, quand’anche ci fosse pericolo di assalto da parte delle truppe dalla Kamčatka.
Gli anni scorsi, durante queste degustazioni, si sono visti svariati spettacoli pirotecnici: la verticale delle riserve di Biondi Santi, l’orizzontale 1988 Toscana, la sfida Piemonte/Toscana 1990, le storiche verticali del trebbiano di Valentini e del sangiovese di Soldera. Il tema prefissato in questo Febbraio 2017 è stato “Superlanghe”, perché ogni tanto uscire fuori regione male non fa.
Le seguenti note sono state scritte a quattro mani, con la partecipazione dell’amico Valerio Briss.
MM: Me medesimo;   VB: Briss

 

MM – Borgogno Barolo riserva 1964 (Bottiglia n.1)
Unico fuoriquota. Sono state tre le bottiglie aperte, la più problematica è stata decantata – risultata poi la migliore – ed è quella che racconterò.
Il colore è malinconico, spogliato di pigmenti, la fiducia riposta è poca. Snaso all’interno, colgo ora una leggera nota di moka, ora una vena ematico/ferrosa, ora del fieno secco. Dentro di me qualcosa mi dice che la tempra avuta negli anni, non l’ha fatto decadere.
Ha qualche acciacco dato dall’età, non è pimpante come un tempo, ma fa di tutto per regalarci momenti importanti; tenue all’assaggio, una leggerissima sensazione sapida, velata, affumicata che non lo fa scivolare via. Mi chiedo sempre cosa dovrei aspettarmi da un vino con più di mezzo secolo sulle spalle e forse non ho ancora trovato la risposta. Una cosa è certa: se la buona sorte ti assiste regalandoti la bottiglia giusta, i brividi ti percorrono il corpo per minuti, ma non è stato questo il caso. Peccato.

 

VB – Borgogno – Barolo Riserva 1964 (Bottiglia n.1)Nota ossidata leggera ed elegante, a tratti quasi ferroso. Bocca sanguigna e fresca con una nota animalesca sul finale. Alterna sprazzi vanigliati a note animalesche. Pelo bagnato. Foglia di the. Fieno.

MM – Borgogno – Barolo Riserva 1964 (Bottiglia n.2)   Nota ossidata massiccia e un grande spunto alcolico.
           

MM – Aldo Conterno Barolo riserva “Granbussia” 1989 
Salto temporale di 25 anni. I Conterno sono un punto di riferimento nel panorama langarolo. Oggi al timone dell’azienda i tre figli di Aldo -scomparso nel 2012- portano avanti con passione e dedizione una tradizione che conta più di un secolo.
Prodotto solo nelle migliori annate, il “Granbussia” è l’assemblaggio delle tre vigne – Romirasco, Cicala e Colonnello – all’interno appunto dell’MGA “Bussia” del comune di Monforte.
Ricchezza e compattezza già nel colore. Si apre su toni scuri e vegetali, per poi uscire con tutta la sua grazia più fresca di menta, liquirizia, con punte più piccanti di anice stellato. Non si ferma. Immarcabile. Ciliegie, goudron, acciughe (scelgo quelle di Monterosso perché nel Cantabrico stanno finendo).
In bocca si comporta ugualmente, incazzatissimo, quadrato, severo, ma mai oppresso dalla sostanza, scodate acide che rinfrescano e tengono vibrante il sorso, oltre a prepararti per il bicchiere successivo. Tutto d’un pezzo, signore d’altri tempi.

 

VB – Poderi Aldo Conterno – Barolo Riserva “Granbussia” 1989 Si apre vegetale e rimane su tale solco. Esile in bocca ma c’è ancora traccia di tannino, vien da sgranocchiare e mette sete.  Una bella bocca, peccato il naso monocorde.

 

MM – Conterno Barolo “Cascina Francia” 1990 
Altro giro altro Conterno. Ci spostiamo nel cuore pulsante delle Langhe, quella Serralunga tanto amata dagli appassionati e cultori del vino. Penso che oggi, nessuno riesca ad esprimere come Roberto Conterno – ma prima di lui il padre Giovanni ed il nonno Giacomo – la purezza, la forza e l’eleganza di questo territorio. Per concedersi non è mai troppo tardi, il carattere è quello di un piemontese, diffidente. Spennellate di liquirizia, chinotto e genziana. Si richiude. Sta fermo. Ecco che si sposta su toni più caldi di cuoio, più autunnali di foglie e funghi. Entra deciso e serioso, la componente acido/sapida corre fino ad un certo punto, per poi sgretolarsi, lasciandoti un’incognita su come non abbia saputo protrarsi come avrebbe dovuto. I tannini si sono incorporati e smussati molto bene, ma rimane un finale di bocca leggermente amaro e poco elegante.

 

VB – Giacomo Conterno – Barolo “Cascina Francia” 1990 In principio china e arancia scura, poi un filo d’ossidato. Bocca da mordere, tannino presente e valido, sul finale liquirizia. Mi correggo questo bicchiere è La (maiuscolo!) Quinta Essenza Della Liquirizia (tutto maiuscolo!). Anche qui la bocca mostra miglior performance del naso. Lunghissimo.  Dopo un paio d’ore il bicchiere si incupisce con una nota scura e un filo “pesantina”.

 

MM – Bartolo Mascarello Barolo 1990 (magnum)  Le imprecazioni penso si siano sentite fino a Buonconvento. Bottiglia del cuore per il sottoscritto, purtroppo non al 100%. Appena versato ha una tendenza all’ossidazione, ma sotto si sente che qualcosa ancora si muove. Il frutto è lontano, piuttosto nette le erbe medicinali, anche amare, condite da lamine di ferro. Lasciato nel bicchiere, emerge una chiara nota di caffè e spezie orientali. Bocca poco mobile, quasi appiattita, dove la leggerezza non è accostabile e paragonabile a QUELLA leggerezza che contraddistingue la vera bellezza dei vini di Bartolo. Dpgtifghporcathyhuhpupazzadkddirjb

 

VB – Bartolo Mascarello – Barolo 1990 (magnum) Al primo assaggio vorresti buttar via tutto e forse ribaltare anche il tavolo: è talmente ossidato da esser quasi fastidioso. Si sente però in lontananza, in fondo in fondo al bicchiere, un frutto leggero che gioca a nascondino. È il preludio a quello che succederà. Lo stesso esile accenno si sente in punta di becco. A questo primo assaggio la bocca risulta più in forma del naso ma meno performante del Francia che abbiamo appena salutato. Non demordo e aspetto fine serata: e li l’apocalisse signori! L’ossidazione è sparita totalmente e il bicchiere trabocca di caffe, paprica, curry e altre mille spezie. Regna potente la torrefazione stile “Dom Perignon”. In bocca ulteriore miracolo: un meraviglioso frutto. Per la serie i miracoli accadono e non si compiono solo nelle nevose vigilie di Natale dei film americani.

 

MM – Conterno Barolo riserva “Monfortino” 1993 (bottiglia n.2) Eccolo il fratello maggiore del “Francia”, proveniente dalla stessa vigna in Serralunga, ma con affinamento un bel po’ superiore. La bottiglia non sembra decisamente delle migliori. Il frutto si avvia verso una prugna, ma cotta. Ha cenni di cacao e liquirizia; la bocca è molto ricca, dal peso specifico almeno doppio rispetto al “fratellino”, ma sembra quasi ingolfato, non riesce ad avere quella curva dinamica che ti aspetteresti. Torno con il naso dentro al bicchiere, non ha fatto molti passi in avanti, cuoio. Assaggio finale che guadagna in finezza e leggermente in profondità, ma non è stato il colosso Monfortino che mi aspettavo.

 

VB -Giacomo Conterno – Barolo Riserva “Monfortino” 1993 (bottiglia n.1) Subito arancia scura con minuta nota ferrosa. Ora ematico. Ora agrumato. Bocca tridimensionale e infinita. Lungo, lunghissimo. Invoglia il bicchiere. Compare un piccolo frutto tipo ribes. Tannico. Asciuga.

VB – Giacomo Conterno – Barolo Riserva “Monfortino” 1993 (bottiglia n.2) Ossidazione spinta che non è migliorata affatto durante la serata. Non desisto e mi porto il bicchiere in camera (si son fatto così…) e la mattina dopo: Molto più sul frutto (rispetto alla bottiglia n.1) seppur con nota ossidativi iniziale che ha impiegato tutta la notte per pulirsi. Oggi balsamico con un filo d’agrume. Bocca ancora da mordere con tannino vivo e vegeto. Si palesa una leggera nota ferrosa che va a braccetto con un filo di cioccolato. Il naso è diventato profondo ed intrigante. C’è anche la corteccia.

MM – Sandrone Barolo “Cannubi Boschis” 1996
È tondo già al naso con questo fruttone che prevalica tutto il resto nei primi minuti. Mi chiedo ancora adesso se fosse stato meglio rimanere sul frutto più turgido, che avviarsi verso un’inesorabile dolcezza tostata, stancante. Bocca gonfia, botulinizzata, priva di sentimento e di personalità. Un vino nato per piacere a tutti i costi, ma non a me.

VB – Sandrone – Barolo “Cannubi Boschis” 1996 Naso profumato e pienotto. È tutto esagerato sia al naso che in ingresso di bocca.Bocca grossa, arancia scura. Moderno e sborone, roboante. Vanigliato. Con nota esotica sul finale.

 

MM – Marcarini Barolo “La Serra”1997
Scontroso, rude, mascolino. Tre aggettivi a volte possono sostituire mille parole. More e peonie, tè nero e succo di pomodoro, molto scombussolato in bocca, dove non trova la giusta via, quella via che si chiama grazia ed equilibrio. Tannino che asciuga tanto, corazza da limare. Preferisco sempre il “Brunate” di Marcarini.

 

VB – Marcarini Barolo “La Serra” 1997
Attacca con una nota stile “passata di pomodoro”, che ritorna in bocca. Segue la foglia bagnata. In bocca dritto e verticale.

 

MM – Bruno Giacosa Barolo riserva “Rocche del Falletto” 2001 
 Un grande uomo di Langa Bruno Giacosa, chiamato dai colleghi “il maestro”.
Naso straripante, un fiume in piena. Un’amalgama di frutto concentrato e maturo con funghi a guarnire, un ricordo quasi di pietra focaia e liquirizia, rosa tea, agrume e resine, anche balsamiche. Bocca stratificata, ruggisce, tenta di sbranarti, dominatore. Profondità inaudita, pur avendo molta materia ed un’estrazione importante, non risulta mai fuori dalle righe, i tannini sono incalzanti, per niente risoluti, ma già maestrali, e non chiudono il sorso, anzi, sul finale risultano apportare solarità e succo, salinità e freschezza. Progressione da fuoriclasse, in una costante crescita gustativa e dinamica. Stratosferico!

 

VB – Bruno Giacosa Barolo riserva “Rocche del Falletto” 2001
Un bel naso sbarazzino giocato sul binomio frutto/spezia.
Bocca lunga con tannino da vendere. Asciuga. Torna il frutto anche qui.
Mastico. Frutto, frutto e ancora frutto. Vivo.

 

Bonus track del Briss:
È ormai l’una e mezza passata ed ecco che Alessandro Mori (patron de “Il Marroneto”) e Riccardo Campinoti (Il padrone di casa Ragnaie), con fare circospetto, acchiappano bilama, decanter, filtrino e scendono nel caveau.
Risalgono circa 10 minuti più tardi con un liquido magico nel decanter eccolo:• Verde e speziato. L’animale in primo piano. Pizzica in bocca risultando ancora fresco. Una punata di pepe bianco al palato. Grande bevibilità. Quasi tannico. Poi arriva la foglia bagnata e il The.
(Ndr: L’indomani gioca più sul frutto e toni caldi. Ieri sera era sussurrato oggi si dimostra più potente. In bocca arancione.)
Quando ci svelano la bottiglia quasi cadiamo dalla sedia: Chateau Lafite-Rothschild 1972!La serata sembra ormai finita, noi ci stiamo ancora arrabattando su Bordeaux e nessuno s’accorge che i due “manigoldi” scendono nuovamente al piano inferiore.
La nostra attenzione viene richiamata da alcune urla provenienti dal caveau che sembrano un preludio al peggio. (Poi si scoprirà che i santi son stati scomodati per un Montepulciano 1982 di Emidio Pepe che era ormai aceto.)Risalgono dopo un ulteriore quarto d’ora, con un nuovo decanter contente un nuovo fluido meraviglioso eccolo che arriva:• Agrumatissimo, pirico con un che di rosmarino. Mediterraneo. Animalesco in alcuni istanti. Bocca tannica e di misura. Bevibilità oltre l’iperuranio. Mentolato. Centerbe.
(Ndr: L’indomani sempre più marino, con l’arancia e il corbezzolo. In bocca salato e lunghissimo. Con una nota di frutto rosso.)Era Chateau Rayas 2003!Sono ormai quasi le 3:00.Da Montalcino è tutto.A voi studio.
[custom-facebook-feed]