Sono molte ormai le manifestazioni satellite di Vinitaly, torno sempre volentieri a ViniVeri di Cerea, perché a mio avviso coniuga un bell’ambiente e la possibilità di girare bene tra i banchetti (almeno la Domenica!!). Sulla qualità dei vini discuteremo più avanti. L’edizione 2017 è stata dedicata alla “primavera”, nel suo senso stretto di rinascita, quella rinascita di una popolazone e di un territorio colpito dalla catastrofe del terremoto del 24 Agosto scorso, la quale ha messo in ginocchio anche la attività produttive legate alla terra. Il consorzio ViniVeri, oltre a devolvere un contributo in denaro proveniente dalle proprie casse, donerà 5 euro di ogni biglietto all’associazione “Per la vita di Castelluccio di Norcia Onlus”, per aiutare i piccoli contadini della zona, a ricostruire, fin dove possibile, le loro attività. Gesto significante e lodevole che non può passare in secondo piano, complimenti.

Veniamo ai vini. Di seguito metterò i miei migliori assaggi, in un comparto che, a mio modesto avviso, è leggermente sceso di qualità rispetto alle scorse edizioni.

Angol d’Amig – Marco Lanzotti ha pochissime vendemmie sulle spalle, piccolissima realtà a Castelvetro di Modena. Trasmette energia positiva Marco, cosi come i suoi vini. Oltre al lambrusco, produce un trebbiano di Spagna “Qui e Ora” 2016 rifermentato in bottiglia, ed è quello che più mi ha colpito. Mostra un naso ancora in divenire, ma c’è piglio e materia, si distende in un’ondata saporita e vivace.

Ronco Severo – non sono un amante della tipologia, ma il Pinot Grigio 2014 macerato 37 giorni, ha un passo double. Tirato e pulito, sa di canapa e mandorla amara, lascia una scia solare e piacevolmente amarognola sul finale di bocca.

Nikolaihof – al banchetto dell’austriaco del Wachau una mezz’ora la si perde facilmente, vuoi per l’attitudine a chiacchierare e perdersi con belle fanciulle da parte del marpione produttore, vuoi per le doppie verticali di Riesling e Gruner. Molto valido il Gruner Veltliner Federspiel 2015, mineralità bianca e salinità ai massimi livelli, ancora duro, ma da comprare a cartoni. Mentre l’assaggio che ti svolta la batteria è il riesling “Vinothek” 2000, 16 anni in legno, in bottiglia da qualche mese; petrolio e densità, vibrazione e magnificenza, vino clamorosamente interminabile.

De Fermo – una conferma da un paio di anni, “Le Cince” 2015 è uno dei rosato più buoni, per la mia esperienza, dello stivale.

La Visciola – Sono quattro i cesanese prodotti, ognuno da singolo vigneto. Vini molto calibrati, molto eleganti, sicuramente il “Priore Mozzatta” 2015 il più ricco , ancora in fasce, ma quello che avrà più strada davanti. Oggi mi berrei senza ombra di dubbio “Vignali” 2015, tutto frutto e spezia, succo e glu glu glu…

Fonterenza – i vini di Fonterenza hanno un’energia interiore immensa, ma non riescono a venir fuori, rimanendo troppo compressi, anche se il rosso di Montalcino 2013 -magnum- ha corazza balsamica e di radici, bocca serrata che incede in una freschezza inaspettata, apportando fragranza e goduria pura.

Cascina delle Rose – una batteria di gran livello, iniziando dalla Barbera 2015 succosa ed elegante, alla Barbera superiore 2014 “Donna Elena” più ricca in estratto e più profonda. Espressione di nebbiolo pura, dove la semplicità del langhe nebbiolo, che sembra un campo fiorito, fa da preludio ai due barbaresco 2014: “Tre Stelle” rosa e viola, liquirizia e tabacco, setosità e delicatezza, manca forse in profondità gustativa. “RioSordo” 2014 stacca il gruppo, agrume e ciliegia, salino e lunghissimo, per un finale di bocca intriso tra freschezza e pulizia.

Rinaldi e Rivella devo anche scriverne?