Avete presente il sentore che vi assale appena varcata la soglia di una chiesa?
Si esatto, proprio quello.
Lo si può immaginare già dal momento in cui si afferra la maniglia del portale.
È una certezza come la pila dell’acqua benedetta sulla sinistra e le tre copie de “l’Avvenire” a destra: ci si può scommettere!
Il mix di mille incensi, un tocco di mentolato su sottofondo di marmo bianco gelido. L’odore acquista calore dalla fiammella delle candele e dalla loro cera che scorre e bagna la morsa di ferro che le stringe. La sineddoche del luogo sacro.
Ecco! Cosi nella mia mente si era impresso il ricordo, del mio primo bicchiere del Domaine de la Romanée-Conti.
Era una sera di fine Maggio dello scorso anno ed ero di fronte ad un bicchiere di Romanée Saint-Vivant 2012.
Biodinamica a cavallo, vini sconvolgenti e irreperibilità hanno cementato il successo planetario di questa azienda. Le bottiglie del Domaine de la Romanée-Conti rappresentano lo zenit assoluto, il bicchiere a cui tutti gli appassionati aspirano.
Sedersi di fronte a quel 2012 non era stato semplice, avevo a lungo pensato se partecipare. Il dubbio mi aveva attanagliato per giorni e non ve lo nascondo non mi sentivo pronto, non pensavo di averne le capacità d’approccio.
L’idea di trovarmi di fronte a quel bicchiere mi preoccupava, come un “a tu per tu” col professore senza aver aperto libro. Armato di coraggio, la fatidica sera mi ero presentato. La tensione era palpabile già sulla soglia del caveau con un silenzio da funzione religiosa. Tutti i presenti erano dediti a riti scaramantici e distrazioni per alleggerirsi.
Poi è sopraggiunto il tanto immaginato bicchiere che mi ha stordito e mi sembra che riacquistai l’uso della parola articolata solo nel tardo pomeriggio del giorno successivo.
Un anno dopo la storia si ripete pressoché identica ma, la posta in gioco è addirittura triplicata: verticale di 3 annate del leggendario La Tâche del temutissimo Domaine.
Come sempre la decisione di partecipare viene presa all’istante, ma ho l’uso di ripensarci per giorni e notti intere. Struggendomi pian piano, dissipando energie e cercando di dissuadermi.
La perpetua idea dell’impreparazione era tornata a bussare ed aleggiava senza sapere d’esser già stata sconfitta.
Per scongiurare lo svenimento al primo sorso decido, una manciata di giorni prima, di andare a Torino dal caro amico Emanuele per un bicchiere di riscaldamento ed assaggiamo insieme il Romanée Saint-Vivant 2008 del Domaine de la Romanée-Conti.
Il Vivant è una delle vigne più difficili da coltivare di Vosne, 8,37 ettari, 10 produttori. Confinante con l’abitato, deve il nome al monastero omonimo limitrofo e poggia su terreno bruno argilloso-calcareo.
Ma sentiamolo:
Romanée Saint Vivant 2008 – Domaine de la Romanée-Conti
Apre un sedano sussurrato seguito subito da un fiore roseo ancor più bisbigliato.
Ecco apparire la nota d’incenso che m’aspettavo: forte e chiara.
Una tostatura a dir poco perfetta si barulla tra la spezia scura e il tocco balsamico appena accennato. Dal fondo del bicchiere s’avvicina pian piano un’arancia solare e splendida che rimbalza tra la sanguinella e quella candita.
Bocca leggiadra e fresca, di grande lunghezza. Si sente la materia che vibra!
La nota balsamica riconquista la scena, col frutto che rimane in sottofondo.
Poi alla ribalta altri mille interpreti tra cui spicca la foglia del the. L’agrume è pian piano calato d’intensità e da lontano sorride. Un vino che illumina l’anima.
E da questo ai tre bicchieri successivi il passo è davvero breve, ci spostiamo a sud di poche decine di metri: entriamo in Rue de La Tâche e il magnifico vigneto si staglia alla nostra destra protetto dal muro vivo e dalla croce leggendaria.
Monopole del Domaine, deve il suo nome ai braccianti dell’epoca: i Tâcheron. 6,06 ettari giocati tra 250 e 300 mslm con lieve inclinazione e perfetta esposizione; il terreno argillo-calcareo si arricchisce di ciottoli e permettere al pinot nero di raggiungere una delle sue massime espressioni mondiali.
Eccone tre:
La Tâche 2008 – Domaine de la Romanée-Conti
In principio apre l’agrume che fa l’eco a quello del RSV 2008 della settimana precedente ma, su una nota leggermente più scura. Prendendo aria si schiarisce adagio. Di li a poco danza su una viola mammola precisa e fragrante. L’attacco di bocca è di un candito disarmante, che conquista e fa innamorare. In bocca è succo nella sua accezione più pura e semplice. Piega adagio su una nota sempre più mediterranea, verde e leggiadra. L’agrume a tratti sembra sparito. Poi torrefazione e frutto rosso.
A bicchiere vuoto: frutto fragrante, pepe bianco e cardamomo.
La Tâche 1996 – Domaine de la Romanée-Conti
Apre con una profondità di spezia stordente. Subito balsamico con la lavanda inglese. Arrivano i fiori. Le sfumature del tabacco e dell’animale bagnato. Rapido ping pong sul fungo. In bocca succoso con una finezza disarmante.
Il timbro si scurisce via via con l’ossigeno. Il tabacco biondo. Poi ancora l’accenno fungino. D’un tratto nota fumosa in accompagno ad un pomodoro e poi ancora foglia bagnata. Ora in bocca la china scura poi la foglia di the.
Col passare del tempo risorge dalle note buie, diventa balsamico e vira più su tratti pepati chiari e frescolini.
A bicchiere vuoto: torrefazione pura, con un piccolo frutto in lontananza.
La Tâche 2007 – Domaine de la Romanée-Conti
Un filo di chiusura offusca per qualche minuto un agrume flebile che gioca il “vedo non vedo”. D’un tratto prende coraggio ed esce con timbro potente e franco. Un naso da lunapark con la bocca a seguire. A tratti esce qualcosa di marino e salato. In sottofondo permane l’accenno citrico ed inizia ad uscire un’anima verde quasi peperonesca, alla cieca di potrebbe azzardare bordolese. La bocca manifesta una succosità disarmante, senza cadere mai nello scontato. L’eleganza fatta a sorso si somma ad una bevibilità incontenibile.
Col tempo acquista ha una nota quasi esotica, accompagnata da erbe aromatiche e medicinali.
In bocca si muove sempre meglio con qualche piccolo accenno di caffe. A seguire il corbezzolo e subito un filo di ematico. Il naso vira pian piano su note sempre più chiare e dinamiche.
A bicchiere vuoto esce un frutto fragrante e meraviglioso: l’albicocca di La Tâche.
Briss
Credits:
Un grande grazie a Davide Bonucci, presidente dell’EnoClub di Siena, per non aver desistito nell’organizzare una verticale unica…
…e un altro a Francesco per i suoi consigli incredibilmente sinceri.