Per quanto non sia un fumatore abituale di sigaro, sono tuttavia intrigato dall’atmosfera che crea e dal mondo che lo circonda e se si presenta l’occasione, soprattutto difronte a sigari di alta qualità, non sono reticente alla pratica.
Un fattore che aumenta in me lo stimolo e la curiosità, è dato dall’accostamento con il vino, soprattutto dopo un convivio.
Ottenute alcune informazioni sul tipo di sigaro che avrei fumato, mi sono occorsi pochi minuti per scendere in cantina e dirigermi con piglio spavaldo e fiero su una bottiglia di Jura in stile ossidativo.
Il sigaro in questione era un Cohiba Panetales 2003, prodotto sin dal 1967. Cohiba era il nome dato dai primi abitanti dell’isola, già nel 1492, alle foglie del tabacco che venivano arrotolate e fumate. I primi sigari furono confezionati nei primi anni ’60. Il tabacco per la produzione dei Cohiba cresce soltanto in alcune zone nella provincia di Pinar del Rio. Originariamente il marchio fu registrato solo per uso diplomatico, finché nel 1982 è stato introdotto anche per il mercato comune.
Il vino era uno chardonnay dello Jura del Domaine de Montbourgeau, prodotto come tradizione vuole, “sous voile”. La tecnica di produzione prevede un affinage in botti scolme, in modo tale da permettere il formarsi un velo di lieviti -flor- atto a proteggere il vino dall’aria, e quindi dalle ossidazioni, ma che al contempo ne crea di generose -ossidazioni positive- nel bicchiere.
La famiglia Gros produce vino dal 1920. Nicole Deriux, nipote di Victor Gros – che ha impiantato le prime viti proprio nel 1920- conduce l’azienda nel villaggio di Etoile, da cui prende il nome la denominazione. Il Domaine produce per la maggiore chardonnay, con poche piante di savagnin, trousseau e poulsard.
La AOC Etoile nasce nel 1936. L’origine del nome sembra che derivi dalla conformazione del territorio circostante, composto da cinque colline che, in pianta, formano le punte di una stella (in francese etoile). Un’estensione di 67 ettari dove sono piantati per il 90% chardonnay, savagnin e Poulsard per il restante 10%.
Le ossidazioni non sono pungenti, la crosta di formaggio affiora dal bevante, assieme all’ agrume candito e della paglia.
Bocca magra, vivace, sempre in movimento, la parte prediletta è quella centrale, richiama le noti dolce del cohiba, accompagnandoci in un dopo cena tanto nebbioso quanto piacevole.