Siamo poc’anzi stati ad una delle più complete Fiere del vino in Italia: la FIVI; una composizione eterogenea, ove non mancano spunti e scintille. Un crogiolo enoculturale dove ogni consumatore può (ri)trovare la sua nicchia di gusto, rintanarsi dietro ai suoi “grandi classici” o tentare la sorte random.
Di fronte alla forte dicotomia, cui siamo ormai abituati, con manifestazioni divise in cluster natural/convenzionale, bene/male, uva/gomma, quella odierna rappresenta un unicum, una rarità.
È una grande stanza in cui convivono arabi e cristiani, barbacarli ed es, leghisti e immigrati, rosati fragolinosi e bianchi salati.
E ancora, spalla a spalla, bicchieri di zueg e sangiovese dipinti d’agrume, il nazivegano e l’onnivoro menefreghista, spumanti allo zafferano e bollicine di scoglio, chierichetti e mignotte.
Li troverete uno accanto all’altro, stand by stand, senza scudi né trincee. Miseri d’insulti e di grida rancorose. Nessun quotidiano a fomentare l’odio, né il tg a seminar timore e diffidenza.
È terreno (non concimato!) d’incontro, dove si può flirtare con lo sconosciuto senza esser giudicati, senza inibizioni e senza tutto quello che ci hanno inculcato a forza.
La FIVI è il posto dove puoi berti un sorso di Calabria, una goccia di Piemonte e uno schizzo di Romagna passando dal salotto alla cucina.
Questa fiera racconta di pace e fratellanza, abbiamo un bisogno mortale di entrambe.
Di seguito i migliori assaggi:
-
l’alto Piemonte sempre in grande spolvero, con Brigatti a tirar le fila, ottimi i 2014 “Motrei” nebbiolo in purezza fresco ed elegante, ma la punta di diamante arriva con il Ghemme “Oltre il Bosco” 2014, terra e agrume, tira fuori gli artigli e riempie il palato.Francesca Castaldi della quale mi innamorai qualche anno fa del Fara, quest’oggi stupisce per la nitidezza del nebbiolo 2015 “Bigin”.Altro 2014 davvero notevole è il Fara “Barton” di Boniperti, 70 nebbiolo-30 vespolina.. un inno alla verticalità, ossuto e agrumato.Ci spostiamo più a sud dove i Cirò Revolution sono sempre più assatanati di ribalta. Come non menzionare Cataldo Calabretta con il suo Cirò 2015, marino con movenze sinuose, tannini sfinati e giù che è un piacere.
La riserva 2013 “Durì” di Scala è sicuramente più impegnativo, ma affascinante. Passa dal naso tabaccoso e di prugna, ad una bocca pungente, salata, ricca, dalle rosee aspettative future.Rimanendo a sud passiamo dal Vulture, da segnalare la 2013 di Musto Carmelitano “Serra del Prete” che rispetto agli altri due vini aziendali gioca in sottrazione, mentolato e solare, mai incastrato da pesantezze inutili.Il “Damaschito” 2013 di Grifalco ha un’energia pazzesca, cenere e balsami, in un finale grintoso e scorbutico.Andiamo a ballare in Puglia, dove le ragazze di Pietraventosa riescono a farmi avvicinare ad una regione dove mi soffermo solo qualche settimana per le vacanze, tralascio molto spesso i vini qua prodotti, sempre molto caldi e alcolici, per non dire cotti. Con “Volere Volare” 2015 il Primitivo di Gioia è tutto una spezia e un fiore, ha spunto e scioglievolezza. L’“Ossimero” 2015 ha un saldo di aglianico, stessi vigneti del precedente ma raccolte diverse. Più concentrazione ma mai frutto cotto, materico e polposo.Altro grande interprete di un vitigno sempre poco considerato per ovvi motivi, è Cipressi, con una riuscita a mio avviso degna di nota con il “Macchiarossa” 2012 tintilia in purezza, speziata e balsamica, dai tannini rotondi, saporito.Diluiamo la marea di tannini dalla bocca un paio di minuti.Uno dei metodo classico più buoni sentiti negli ultimi tempi è il “Blauwal” 2010 di Cesconi, dritto come un fuso, un sorso di acqua di mare, finale preciso e di anacardo.Verdicchiesimiamo con la stupenda 2016 del “Capovolto” della Marca di San Michele, spalle dritte e testa alta.
Il greco di Tufo 2016 di Pietracupa è un fiume in piena, elettrico e frastornante.Sempre in Campania, esattamente nel beneventano, Capolino Perlingieri e la sua falanghina 2016 ti mettono sete e curiosità per un vino a largo spettro, cerealicola e bucciosa, salata e lunga, molto lunga.Sempre di bianco vestito, il timorasso 2015 dei ragazzi di Oltretorrente è timido al naso, un accenno di salvia e susina bianca, ma vi stupirà per l’inaudita forza di bocca, frizzante ed esplosivo.Unterhofer S.Maddalena 2015 un rosso travestito da bianco, schiava in purezza, ribes nero e ciliegia, beva sciolta e saporita.Arrampichiamoci in Valtellina, dove Barbacan tira fuori un gioiellino “Pizamej” 2015 di grande espressività e finezza, vibrante, profondo e salatissimo. Comprare a pancali.Sullo stesso piano Boffalora con il suo “Pietrisco” 2015 una dolcezza di frutto mitigata dal pepe rosa, c’è tanto succo e un allungo finale di sasso bianco.Le Piane Boca 2012 iodio e rosmarino, tannino delineato e disteso.Ferlat “Sessanta” 2013 a mio avviso uno dei franc più espressivi dello stivale. Grande mobilità di bocca, più scarico del 2012, sempre più a fuoco.
Ho volutamente saltato la Toscana per ovvie ragioni, sono passato solo dalla postazione de Il Casale ad assaggiare un sensazionale chianti colli fiorentini 1986, struggente.
Credits:
– Sono stati sorseggiati 190 vini da 68 aziende dalle diverse regioni e zone vinicole presenti.
– Gli assaggi sono stati effettuati nelle giornate di Sabato 25/11 e Domenica 26/11 presso Piacenza EXPO via Tirotti 11, 29122, Piacenza.
Alla prossima edizione!
Ale & Briss