Nel momento più premiato dell’anno, tra bicchieri, medaglie, bottiglie, scopa, briscola e ventuno, assaggiamo la nuova annata del Barolo “Otin Fiorin-Piè Rupestris” dell’Az.Agr.Cappellano.

Ogni qualvolta che apro le bottiglie di questa storica cantina di Serralunga, leggo almeno un paio di volte la retro etichetta, ed ogni volta rimpiango il fatto di non aver avuto la possibilità di conoscere Teobaldo Cappellano.

Nel 1983 chiesi al giornalista Sheldon Wasserman di non pubblicare il punteggio dei miei vini. Così fece, ma non solo, sul libro “Italian Noble Wines” scrisse che chiedevo di non far parte di classifiche ove il confronto, dagli ignavi reso dogma, è disaggregante termine numerico e non condivisa umana fatica. Non ho cambiato idea, interesso una ristretta fascia di amici-clienti, sono una piccola azienda agricola da 20 mila bottiglie l’anno, credo nella libera informazione, positiva o negativa essa sia. Penso alle mie colline come una plaga anarchica, senza inquisitori o opposte fazioni, interiormente ricca se stimolata da severi e attenti critici; lotto per un collettivo in grado d’esprimere ancor oggi solidarietà contadina a chi, da Madre natura, non è stato premiato.
E’ un sogno? Permettemelo.

Una luminosità che attraversa il bicchiere in una giornata scura e piovosa. Il colore di un Barolo d’Antan, forse ancora più scarico di come lo ricordavo nelle precedenti annate. Un profumo che rievoca purezza e nobiltà contadina. Fiori da diario e liquirizia dolce, frutto nitido incorniciato su di una parete ariosa, balsamica e terrosa. Palato terribilmente stordente, dalla soave tessitura e dalla scoglievolezza dei tannini, facendosi tutt’un tratto sapore e gusto.

Mi chiedo come possa, un Barolo di questo calibro, non rimbalzare ed ergersi, tra tutti i fruitori del buon bere, come vino faro della denominazione. In un Mondo ormai corrotto e corruttibile, non riusciamo più a discernere con la propria testa, assuefatti dal prezzo e dal prestigio.

Fondamentale sarà toglierci dalla mente lo stereotipo del Barolo bevuto “vecchio” di almeno 15 o 20 anni. Questo meraviglioso vino è già buono adesso e probabilmente lo sarà negli anni futuri.

Az.Agr.Cappellano
“Otin Fiorin-Piè Rupestris” 2013                                                                                                                                                                  Serralunga d’Alba