Il Gallo si impettisce e canta alla Stazione Leopolda.

 

Febbraio è il mese del carnevale, dei cenci e della schiacciata fiorentina. Ma Febbraio è anche periodo di anteprime vinose toscane. Una settimana ricca di appuntamenti che vede nella città gigliata, il volgersi di una due giorni dove vengono presentate le nuove annate del Chianti Classico.

 

Un esercito non sarebbe bastato per assaggiare le 480 etichette presenti, ragion per cui, armati di elmetto, paradenti e viveri per una settimana, ci avviamo alla battaglia, tentando l’ardua impresa. Una distesa imprecisata di bottiglie fanno da cornice ad una sala piena e fin troppo rumorosa nella giornata di Lunedì, più flemma e tranquillità il Martedì.

 

 

 

Riporterò i miei migliori assaggi dell’annata 2017 e delle riserve 2016, in quanto assaggiati tutti (65 i 2017 e 40 le riserve 2016) rimanendo nella parzialità più completa.

 

Duemiladiciassette. 

 

Un’annata siccitosa e fin qui nulla di nuovo. Ricorderete i roventi mesi centrali dell’estate, dove magari eravate in Costa Smeralda ad esibire il vostro physique du rôle, oppure in riviera con passeggini al seguito.

 

Contate che in quel periodo centinaia di vignaioli erano alle prese con la parete fogliare per proteggere gli acini dalle inondanti sferzate di raggi uva provenienti dall’alto, ma non è bastato. Lo stress idrico causato dalla scarse precipitazioni -solo sporadici temporali si sono verificati nel periodo tardo-primaverile, ha creato un blocco fisiologico della pianta, se poi ci aggiungiamo le costanti temperature sempre al di sopra della media stagionale, il patatrac è fatto. Un calore interrotto in parte nella prima settimana di Settembre, dove alcune piogge hanno dato una scossa alle piante, rinvivendole q.b.

 

 

Nella scorsa edizione già diversi campioni da botte erano stati presentati e la linea di demarcazione era stata tracciata. Quest’anno, secondo molti, i risultati di questa difficilissima annata, sono migliori del previsto. Ecco. Ci sono alcune piacevoli sorprese, ma troppi vini mostrano nasi avanti, al limite della surmaturazione, tal’altri tannini secchi, inchiodati sulla parte anteriore del palato, i quali non permettono uno sviluppo gustativo.

 

Duemilasedici.

 

Al contrario questo millesimo si mostra al limite della completezza. Andamento climatico sicuramente più regolare, dove l’estate ha fatto l’estate ma senza picchi eccessivi soprattutto nell’ultimo mese, con escursioni termiche decise, le quali hanno permesso sviluppi aromatici elevati e ottime acidità.

 

I miei migliori assaggi:
Con * i campioni da botte

 

CHIANTI CLASSICO 2017:

 

Ripoli *
Uno dei vini più sinceri di questa due giorni. Francesco ha bruciato le tappe, ritrovandosi velocemente dove non si sarebbe mai aspettato. Volatile controllata che spinge decibel dal basso, frutto lievemente ammaccato e mazzetti di fiori di campo. Ancora deve trovare la giusta quadratura, ma i rimandi di agrume e la dinamicità sono sintomo di sangiovese vispo e consapevole. Se qualcuno avesse assaggiato il campione solo Lunedì, va sottolineato che ci sono stati problemi su tutte le bottiglie.

 

Volpaia
Ha un bel guizzo verticale ed un sale difficile da trovare in altri vini pari annata. La posizione d’altura ha sicuramente agevolato le cose, agrumato e balsamico, con tocchi di frutta rossa. Buonissimo lo sviluppo, dinamico e conciso.

 

Dievole *
Anche quest’anno il Classico si conferma su alti livelli. Dopo il restyling dell’azienda di Castelnuovo Berardenga di un paio di anni fa, oltre alle etichette, pure il vino ha preso un’altra strada. Dai mille colori e da una pressione palatale notevolmente omogenea. Ha succo e sale, un frutto luminoso che schiocca tra i denti, puntuto e indissolubile.

 

I Fabbri-Lamole
Un vino che fa delle imperfezioni dei punti di forza. Lieve brett compensato da frutto delicato e permeante, in contrattacco ad un fiore lamolese e spezie delicate. Convogliato più sulla verticalità che sulla goffaggine, il sangiovese d’altura mai come in questo millesimo ha beneficiato dell’altitudine.

 

L’erta di Radda 
Ecco un altro vino da vigne esposte nord-est con discreta altitudine. Seguo i vini di Diego Fenocchi dalla prima annata (2009) la crescita è stata costante e siamo arrivati ad una consapevolezza dei propri mezzi da fare invidia a molti. Al contrario dei precedenti 2017, questo sangiovese mostra più muscoli, una spalla larga e dei tannini ancora da sistemare ma lontani dall’essere secchi e bloccanti. Una spina dorsale salda e compatta a riempire il palato di sapore. Bene così!

 

 

Cigliano * 
È puro e solare, di sale e di agrume. Incalza in maniera decisa senza sbavature, sarcigno e deciso. C’è tutta l’anima della meravigliosa persona di Niccolò.

 

Monterotondo “Vaggiolata” *
Puro. Nudo. Vero. Frutto integro e erbe officinali, macchia boschiva e sapore di sangiovese. La grana del tannino è rimasta un filo indietro, ma l’energia travolgente permette uno sviluppo ampio e cinico.

 

Bibbiano 
Naso caleidoscopico. Erbe aromatiche e fiori, frutto e minerali rossi, balsami e iodio. Un’ariosità bellissima, balsamicità che ritrovo all’assaggio, è ampio ma non grosso, estrazione tannica delicata, bel vino!

 

Vignamaggio “Terre di Prenzano” *
Vino da cercare, delicato e sinuoso. Ha succo e sapore, nonostante un intelaiatura più dura di come me la sarei aspettata “leggendolo” al naso. Nel complesso i tasselli si sono incastrati mirabilmente.

 

Isole e Olena *
Frutto frizzante, timo e iodio. Ingresso in bocca sfinato, dal sorso goloso e lineare. Assestato sotto tanti aspetti e già pronto all’uso.

 

CHIANTI CLASSICO RISERVA 2016:

 

Caparsa “Caparsino”
Vino di pressione palatale stordente, impettito e vivace. Una cesta di frutti rossi e richiami marini allungano il sorso creando un autostrada fino allo stomaco. Sarà stato profondo?

 

Cigliano 
Due su due. Vestigia luminose, solari, agrumate e rosse di lamponi e amarene. Sussurrato all’assaggio, si mantiene eretto e compatto, senza perdere un colpo. Uno dei migliori assaggi della due giorni. Struggente.

 

Le Miccine 
Ricordavo opulenza imbastita dal legno, questo è tutto il contrario. Giocato in sottrazione, trama sottile con un bel frutto maturo al punto giusto, viola e frutto che riecheggiano anche al palato, non un campione di profondità, ma gustoso e lineare.

 

Maurizio Alongi “Vigna Barbischio” 
Ha delicatezza di rosa e di spezia, amarena e resina. Densità al palato e ampiezza che non sfocia in robustezze roboanti, anche se tende più ad avvolgere che a distendersi.

 

Riecine  
Una riserva atipica, snella, succosa e colorata. Una dolcezza di frutto integrata a parti campestri, agrumate e speziate di paprika. Molto sale e tanta freschezza.

 

Istine “Le Vigne” 
Dall’assemblaggio delle vigne Cavarchione e Istine, si mostra in tutto il suo candore. Riempie il palato di frutta rossa con un’acidità alquanto bizzarra, mineralità sassosa e un filo di agrume a contorno. Vino da lunga gittata.

 

Pomona 
Vitale e fresco. Erbe officinali e frutto scintillante, chiude con delicata speziatura. I tannini si agitano e sgomitano, il vetro sarà un degno compagno negli anni a venire.

 

 

I MIEI MIGLIORI CHIANTI CLASSICO 2016:

 

 

Borgo Salcetino
Castello di Monterinaldi
Val delle Corti
Ormanni
Poggerino
Erta di Radda
Istine “Istine”