Non tutti i miei viaggi li tramuto in scrittura.
L’ispirazione ultimamente affiora con i ricordi.
Il vino è lui stesso un cassetto riaperto di ricordi.
Il vino è un’emozione che ti attraversa e difficilmente ti lascia indifferente.
Il vino ti percuote l’anima.
Ricordo, un paio d’anni fa, quando il giovane vigneron Gilles Guillaume, allievo di un certo Robert Michel -diciamo suo padre putativo- ci portò sopra lo struggente anfiteatro naturale di Cornas, dove le viti, in alcuni punti, scendono in derapata verso il basso. Qua la Syrah poggia su magnifici suoli di granito dell’era primaria, con sfumature a seconda dell’età geologica, su altitudini che variano dai 200 ai 300 metri slm.
Sono diversi i nomi di spicco che hanno coltivato e vinificato in questa piccolissima denominazione del Rodano Settentrionale -appena 100 ettari vitati- rendendo celebri alcuni vigneti, tra cui “Reynard” e “Les Chaillots”. Proprio su quest’ultimo -Gilles- vinifica parcelle separate, tra cui “Les Grands Murs” e “Les Terrazes”, per poi assemblarle in un unico Cornas, il suo classico.
La prima parcella, da assaggio di botte -2017- denota tutto il suo calore, sia nel frutto che nella dinamica gustativa; la seconda -sempre 2017 e sempre da botte- mostra molta più spigliatezza e verticalità. Porzione di vigna lasciatagli proprio da Robert Michel, nonché la storica e antica cantina di vinificazione di uno dei più grandi vigneron del Rodano.
Nel 2010, l’allievo di Robert Michel, pianta una vigna a 450 metri di altitudine, “Les Rieux”, proprio sopra l’anfiteatro naturale di Cornas, lassù, dove i vecchi contadini non avevano mai osato, per la paura di non raggiungere la maturazione sperata. Visionario, sensibile, catalizzatore del proprio territorio, ci aveva visto lungo.
Non certo la zona più fresca del Globo Cornas, tradotto dalla lingua celtica, non per niente, significa “terra bruciata”. Proprio da questa vigna nasce “R”, prima annata prodotta 2014, vino che al maestro Robert Michel ricorda i Cornas anni ’70-’80, brillante già dai primi anni, meno rustico e più fresco dei Cornas “moderni”. Difatti già l’assaggio che feci in cantina, da bottiglia, mi lasciò sbalordito, mettendo da parte quello che conoscevo dei vari Cornas, sia i suoi che quelli dei vicini, dove lo spessore, la profondità e la maturazione del frutto bella piena, lasciano spazio a rilassatezza, agilità e spensieratezza, accordandosi comunque sui registri chiari della Syrah.
Uno dei giovani vigneron più interessanti di tutto il Rodano.