Ieri sarebbe stato l’ultimo giorno del Vinitaly.
In questo momento le nostre pance sarebbero state gonfie e la mente stanca.
Voglio condividere un post scritto qualche giorno fa da un carissimo amico, cuoco mediocre -come si definisce lui- in realtà bravissimo (!!) nella magica Lecce, nel suo scrigno: “3 Rane Ristoro”.
Una lettera, se così possiamo definirla, che gronda di sensibilità e di quella sana malinconia, la quale fa star bene.
Ma il messaggio tra le righe, oltre ai ricordi, racchiude totalmente la mercificazione del mondo del vino.
La prima volta in cui sono stato al Vinitaly, avevo una Clio amaranto.
Pioveva.
Io ero fresco di patente ed ero in macchina con Paolo il Bianco e Roberta.
Lui per me quasi un dio pagano, e lei la ragazza più bella che avessi mai potuto immaginare.
Quel vestito di lino bianco me lo ricorderò per sempre. Così come la sera in cui facemmo l’amore. Non capivo, e tuttora non capisco, perché scelse me.
Mi regalò García Lorca -Donna Rosita Nubile- e per sempre un piccolo giocattolo di un piccolo me le apparterrà.
Poi tentó il suicidio, ma si salvò.
Quei piani non erano abbastanza.
Io ero già lontano ma quel libro mi ha salvato più volte.
Come quell’impalcatura.
So che ora sei madre, ragazza più bella di Alessandria. Ti stringo forte.
Paolo l’ultima volta che l’ho visto era intubato.
Dicevano fosse altrove, ma le lacrime mute che versarono i suoi occhi a sentire il mio nome le ho dentro per sempre.
Una vita di gloria che ha pesato solo su chi lo ha amato.
Non so se è vivo o morto.
Per me sarà sempre oltre.
Pioveva quel giorno.
Credo non mi sembrasse reale avere una dea e un dio in macchina, non avevo mai guidato così a lungo.
Il Sig. Angeleri, altra leggenda del mondo del vino, ci aveva regalato i pass.
Io facevo antipasti e dolci ai tempi e già mi sembrava un miracolo.
Lo stesso miracolo mi sembra ora, ogni santo giorno.
Nello stand privato Angelo Gaja mi regalò una copia firmata di Sorí San Lorenzo.
La storia di ‘quel loc’ che tagliava a metà i grappoli e buttava via metà vendemmia.
Non mi ricordo quasi nient’altro, ma quegli occhi verdi, il profumo di Robi, l’amicizia di Paolo..
Sono passati vent’anni quest’anno.
Sono padre,cuoco mediocre e adepto folle della religione dell’amore e dei sensi.
Questo era il mio vinitaly.
Salute a voi tutti.
Maurizio Raselli.