“Organizziamo?”
“Quando partiamo?”
“A Marzo c’è “Le nez dans le Vert!”
“Quest’anno lo fanno alle Saline di Arc-et-Senans!”
Erano quei periodi dove mettersi in auto ed attraversare “il Bianco” non era poi tanto più difficoltoso che andare a prendere un caffè al bar. Partenza a notte fonda, sosta in piazzola dove affettavamo salumi e riempivamo delle gran belle focacce. Era il viaggio, era lo stare insieme, erano giorni bellissimi. Poi c’era anche la fiera.
La fiera dei vini jurassici era stata organizzata alle affascinanti Saline di Arc-et-Senas, nel nord della regione.
Quando arrivi in questi luoghi l’aria che respiri è frizzante, come quei pet-nat che vi trangugiate a bordo piscina. C’è bella gente, sorrisi, spensieratezze, voci.
Dopo il giro dai big della zona, i vari Pierre Overnoy, Adeline Houillon, Labet, eravamo alla ricerca di qualcosa che non conoscessimo, incappando però in parecchi vini anonimi, come in altri vigneron che confermarono la loro solidità.
Quando ci fermammo al banchetto di questo ragazzo mi diede più l’idea di un surfista che d’altro.
Alto, capello arruffato legato dietro, bella presenza.
Primo vino e già l’impatto fu positivo.
Gli assaggi successivi ci rapirono, incrociando molte volte gli sguardi col mio compagno di merende, ma senza fiatare, avevamo già capito.
“Avez-vous du vin?”
Un grande sorriso da parte del vigneron fu un misto tra “no, ne sono dispiaciuto” e “me stai a prendé per culo?”
Etoile, patria dello chardonnay, che per chi non lo sapesse è la varietà più coltivata in questa terra, no, il savagnin viene dopo.
Poco più di un ettaro (anche se da quest’ anno ha qualcosa in più) prima vendemmia, ex cantiniere di Ganevat, ha deciso di percorrere con le proprie gambe la sua strada. Seguiti in questi tre anni, non sempre ci sono gli stessi vini, nella 2017 ad esempio, una gelata ha portato via buona parte della produzione ed alcune cuvée non sono state prodotte. Quest’anno rossi presenti, sui bianchi è uscito con il suo miglior vino, parere personale, ovvero “La Hàut” e con un nuovo vino macerato sulle bucce “Les Argales”.
La 2017 la trovai un po’ sottotono e sentii le solite frasi: “ha avuto culo lo scorso anno”, “la fortuna del principiante”, “è come tanti altri”. Si, avoglia.
Vero, non si ha uno storico profondo per capire tante cose, ma se tanto mi da tanto…
Stappo per la prima volta la 2018 e mi riporta immediatamente sulle orme della 2016, la sua solita riduzione iniziale fa da preludio ad un turbinio di forza, di energia, di sapore, di tutto. Vino poderoso a livello tattile, stirato, teso ma non scoperto, in continuo movimento, non come diversi vini monolitici nelle vicinanze. Il bicchiere si riempie sempre, la bottiglia si svuota velocemente. Vino già buono, senza dover aspettare per forza tre lustri, ma che in cantina può riposare tranquillamente.
Nicolas Jacob
L’Étoile Chardonnay “Là-Haut” 2018
100% chardonnay