L’ho sempre bevuta, l’ho sempre amata, per certi versi c’è sempre stata una sorta di venerazione da parte mia, ma mai come in questo periodo, mi stó ammalando per la seconda volta, dopo il vino, verso il mondo brassicolo. Tante storie da raccontare, tipologie da esplorare, birrifici e birrai estrosi, mi avvicino in punta di piedi in questa palude immensa, dove perdersi ed entrare in un bosco di schiaffi (cit.) è un balzello.

Intendo inaugurare, con intento benaugurale, lo spazio di questo blog dedicato al mondo della birra con uno degli eventi più importanti ad essa dedicati.

LA FESTA…

Siamo giunti all’ottava edizione de IL BIRRAIO DELL’ANNO, svoltasi, come anche l’anno scorso, al teatro Obi Hall di Firenze, dove per tre giorni consecutivi fiumi di birra sono fluiti parallelamente alla corrente dell’Arno.
Birraio dell'anno

L’evento prevede la premiazione del miglior mastro birraio 2016, con la votazione di una giuria di esperti, che a loro volta hanno selezionato i migliori 25 birrifici italiani, raggruppandoli tutti in questa tre giorni fiorentina.

premiazione birraio cartello
Le danze si sono aperte venerdì 20 Gennaio e fino a domenica 22 – giorno della premiazione – è stata una festa senza soluzione di continuità. Il vincitore dello scorso anno Fabio Brocca del Birrificio Lambrate ha fatto spazio a Marco Valeriani del birrificio Hammer di Villa d’Adda (Bg).
Valeriani birraio dell'anno 2016
L’avventura di questo birrificio è iniziata nel maggio 2015 grazie alla spinta propulsiva dell’imprenditore Fausto Brigati che pur provenendo da un’altro settore produttivo, è riuscito a coniugare la sua attitudine all’imprenditoria con la grande passione per la birra. Fausto coinvolge nel progetto sia il fratello che il padre, i quali per primi hanno creduto nella sua idea vincente. Successivamente è stata scelta una figura di spicco del mondo brassicolo, l’affermato mastro birraio Marco Valeriani, entrato a far parte del team bergamasco.
In poco più di un anno il birrificio Hammer è diventato un punto di riferimento nel panorama artigianale nazionale, birre molto profumate, dove i vari luppoli giocano in cabina di regia, contraddistinte da pulizia e carattere.
Il Re è morto, viva il Re!

 

Questa la classifica dei primi cinque:
1) Marco Valeriani – Hammer
2)Emanuele Longo – Birrificio Lariano
3)Alessio Gatti – Canediguerra
4)Agostino Arioli – Birrificio Italiano
5)Luigi d’Amelio – Extraomnes

 

Birraio emergente 2016
Nell’ambito dell’evento è stato premiato anche il birraio emergente, con la vittoria di Conor Gallagher Deeks del birrificio Hilltop di Bassano Romano (Vt).

 

E’ questo un contest dove si è respirata aria gioviale e spensierata, e molti sono stati gli assaggi degni di nota.
Questi i miei migliori:
Extraomnes birra spina bloedLuigi Scigi d’Ameglio è l’anima di Extraomnes, birrificio di Marnate (Va).
“Bloed” birra con ciliegia e amarene in infusione, solitamente non mi piace il genere, ma questa non è per niente sciropposa, bevibilità travolgente, dissetante. Stile un gradino sotto l’acida.
 “Kerst” in questa versione sono state usate le botti di legno dell’azienda Castello di Fonterutoli -Chianti Classico- dove la birra affina per almeno 6 mesi. Nettamente vinosa, con la dolcezza del caramello che prevale, e ciliegia poco matura; il grado alcolico è importante e delinea l’assaggio, birra di spessore.
“Resident Evil” nuova birra prodotta, una Belgian Strong Ale pastosa, schiuma persistente, quasi masticabile, ampia e lunghissima, finemente speziata, non ti molla, in un finale piacevolmente amaro.

Birra a renna gluh
Altro birrificio con il maggior numero di birre che stordiscono è Loverbeer con le creazioni di Valter Loverier, con sede a Marentino (To). Grande sperimentatore, usa le migliori materie prime delle colline circostanti, uve barbera, freisa, ciliegie, e la susina damaschina “ramassin” della Valle Bronda, dalla quale in infusione ne nasce la “BeerBrugna” una sour aged ale ad alta fermentazione, inoculata con lieviti selvaggi (tra cui brettanomyces) e batteri lattici, calda e avvolgente, tanto equilibrata quanto appagante!

Secondo assaggio rilevante è la “Dama Brun-a”, omaggio alle Oud Bruin fiamminghe, fermentata in tini di rovere e maturata per 12 mesi in barrique, addizionata con zucchero caramellato e lattobacilli – infezione buona –
Contrasti dolci/aciduli, asprezza del frutto e leggere note di legno, in dinamicità. Niente corpo da body builder ma leggera e tanto piacevole!
Infine A Renna Glüh, birra Natalizia.
La ricetta prevede l’uso di mosto di vino -base di partenza Freisa della “D’uvabeer”- cannella, chiodi di garofano e anice stellato, mai sovrastanti al naso, molto ben amalgamati. Tutti i difetti che possiamo trovare in un vino, riportati in una birra, spesso, sono pregi; brett che saltella, oltre all’arancia candita ed i giusti toni speziati. Graffiante, resetta spirito e cervello.
Forse si è capita la mia tendenza “acida”… nelle birre eh…

 

Le mie 3 migliori IPA:
Toccalmatto -birrificio di Fidenza- “Zona Cesarini” una Pacific ipa, con luppoli provenienti dalla Nuova Zelanda, Giappone e  Australia fresca e scorrevole, frutto tropicale e agrume, torna una fantastica aromaticità sul finale, e persiste. Ricorda molto i profumi del Sauvignon Blanc;
Hilltop, primo classificato nella categoria birraio emergente, “Hop Hill Ipa” da luppolo americano, di carattere, molto pulita, con finale amaro molto lungo.
Vento Forte -birrificio di Bracciano- “Cal” una West Coast double Ipa, citrica ed erbacea, precisa e scaltra, quel finale amaro che tanto mi piace, quando sparisce ritorna frutto tropicale!

 

 

Legenda:
Belgian strong ale – le più diffuse tra le birre belghe, alta fermentazione (Belgian ale). In questo caso “strong” ha un grado alcolico maggiore.
Ipa – indian pale ale; birra ad alta fermentazione, con un grado alcolico non elevato, dove i luppoli hanno ruolo da attore principale. Le american ipa e le english ipa vanno da 4,5° a 7,5°.
West Coast Double Ipa – hanno grado alcolico maggiore, e una percentuale di amaro (IBU) quasi doppia rispetto ad una IPA.
West Coast – si applica a tutte quelle birre per le quali si fa uso di luppoli di quella zona.
Sour aged ale – birra acida ad alta fermentazione, da invecchiamento, prodotta in unica annata.
Oud bruin – birra ad alta fermentazione nata nelle Fiandre. Oud=vecchio
così chiamata per la sua produzione; infatti viene invecchiata in botti di rovere e successivamente in bottiglia, dove avviene un’altra fermentazione; inoltre si possono miscelare birre giovani con birre vecchie. Queste birre sono caratterizzate da un gusto acidulo, quasi acetico.
Lattobacilli – sono batteri che consumano zucchero e producono acido lattico.
Mosto di vino – si usa del mosto di vino pre riscaldato a parte ed aggiunto negli ultimi 5 minuti di bollitura. Il mosto di vino, o mosto cotto (sapa), viene usato per uno stile di birra chiamato IGA: italian grape ale, riconosciuto a livello internazionale. Un anello congiuntore tra la birra ed il vino!