E con Montalcino si chiude la settimana vinosa più frenetica dell’anno in Toscana.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza in questo millesimo tanto ragionato.
Annata 2013.
È sicuramente annata per gli amanti del Sangiovese vecchia scuola, graffiante, poco incline nel concedersi facilmente, in taluni casi burbero e scomposto, in altri più accomodante. Uscirà nel tempo, dirompente, così come sotto il profilo aromatico, in questa fase compresso e poco solare, pur ritrovando quelle sensazioni agrumate e saporite, quelle vibrazioni graffianti, finalmente!!! Teniamo da parte quei frutti cotti e quelle bocche pacioccose che tanto piacciono ai vari tenori dei punteggi.
Andamento climatico.
Un inverno mite, un’estate fresca e tanto piovosa, fuorché, per fortuna, in Luglio e Agosto, i quali hanno permesso una maturazione ottimale dei grappoli. I distinguo sono imprescindibili, sia per aree, sia per manici.
Dove negli ultimi anni si riscontravano vini dalle surmaturazioni per il troppo caldo -zone sud,sud/est- questo millesimo ha permesso uno svolgimento ottimale di quest’ultime, per cui i vini sono più slanciati, meno goffi.
Le zone nord -Canalicchi, Montosoli e la fascia paese, per intendersi- sono riuscite ad arrivare a maturazioni per il grande lavoro fatto in vigna. Troviamo, in linea di massima, gradazioni più basse (per fortuna dico io!!!) più sinuosità rispetto all’altro versante, una grana tannica molto diversa tra fasce altimetriche.
Alessia Salvioni -Az.Agr.Cerbaiola- ci racconta della difficoltà corse durante la 2013.
In vendemmia verde, si è dovuto ridimensionare i grappoli, facendoli più piccoli, con un rapporto 2 a 1. In pratica si è tenuto due grappoli al peso di uno, un alleggerimento sostanziale, facendo in modo di non caricare troppo i restanti, con il rischio di non farli gonfiare in volume, grazie alle tante piogge.
Prosegue.
Chi ha lasciato le uve in pianta dopo il 25 Settembre, in molti casi, è stato costretto a lasciarcele, perché è tornato il brutto tempo e le piogge a rafffica, quindi oltre alla vendemmia verde, oltre allo sfogliamento di Luglio, questo è stato l’altro tassello fondamentale.
E la 2016?!
Sono stati presentati i rosso di Montalcino 2016, straordinariamente solari, magnetici, buonissimi.
Un millesimo dove sbagliare era davvero difficile. Una ricchezza, una generosità, miste a fluidità che non sentivo da tempo. Ho assaggiato alcuni Brunello da vasca strepitosi. I paragoni con la 2010, con la 2012 e con la 2015 si sprecano, annate sopravvalutate in maniera esagerata; per i brunello è ancora presto per parlarne, sicuramente i livelli saranno alti, molto alti. Ci rivediamo nel 2021.
Andiamo ai miei migliori assaggi dei Brunello 2013:
Non tutti i produttori sono presenti al Chiostro di Sant’Agostino, per cui ho anche assaggiato quelli che, per vicissitudini varie, sono rimasti fuori dalla manifestazione, contrassegnati da un asterisco:
San Lorenzo “Bramante”
Il frutto è dolce, rosso e nero, i tannini son fitti e ripuliscono, macchia mediterranea e balsami, energia ancora imprigionata.
Le Chiuse
Vino stratificato, sorretto da vibrante acidità e tannini di rara finezza, frutto schioccante e ridondante. Progressione sapido/minerale da capogiro. Siamo ad alti livelli.
La Fornace “Origini”
Seconda uscita per questo brunello con il 10% di raspi e senza controllo delle temperature. Deciso, pieno, succoso. Amarene, alloro e spezie scure, tannino incalzante ma ancora da sistemarsi, ampiezza e sapore. Molto bene.
Cupano
lo trovo uno dei Cupano più intriganti e territoriali del nuovo millennio.
Succo e sale grosso, energia pazzesca, mobilità e slancio. Arancia rossa e eucalipto. Una dolcezza di frutto rinviene al palato coesa a tannini ampi.
Paradiso di Manfredi
uscirà fra due anni, ha ancora un leggero residuo zuccherino, ma bocca energica, sapida, gnorante. Pur risultando molto confuso al naso, ha sprazzi di arancia amara e mineralità dolce, le aspettative sono altissime!
Fattoria Il Pino
Jessica Pellegrini, alla sua quarta vendemmia convince sempre di più. Soave e delicato, leggero e disteso. Agrumato e mentolato, freschezza palatale che appaga e invoglia al biccchiere successivo. Danzante.
Le Ragnaie “Vecchie Vigne”
la fine complessità di questo gioiello proveniente dalle vigne più alte di Montalcino. Sferza, colpisce, annienta. Vino di una tensione incredibile, dalla più rossa delle mineralità, con un tannino puntiforme ed un allungo in gran stile.
Il Cocco*
naso molto soffuso. Al contrario, entra a gamba tesa in bocca, mostrando un carattere proprio. Dalla mineralità terrosa, concede tabacco e dolcezza di frutto al palato. Sorpresa dissidente.
Tiezzi “Vigna Soccorso”
agrume scuro e iodio, contrapposti a frutta rossa e nera. Una materia da sgrezzare, supportata da un mare di acidità e da tannino saporito, che ne convogliano il piacere della tavola. Attendere prego.
Salicutti*
vino leggiadro già dall’olfatto. Soavità e succo, saporosità e carezzevolezza. Una beva micidiale sporcata da un filo di alcol sul finale, ma si integrerà. Sarebbe stato un top player. Purtroppo è appena cambiata la proprietà, speriamo bene. Altro dissidente della manifestazione.
Caprili
di seguito quella che ritengo la migliore espressione di questo millesimo in zona sud. Naso nascosto, devi cercarlo. Fiore blu e frutto croccante. Tannini energici ma di una estrapolazione da manuale, fittezza e profondità. Sangiovese con i controcazzi.
Salvioni La Cerbaiola
Chiami eleganza, risponde Salvioni.
Timbrica salata e fresca, profonda e distendente. Non si sbaglia un colpo. Sicurezza.
Capanna
prosegue la sfilza dei Sangiovese d’altri tempi, marino e salato, frutto rosso croccante e tannino infiltrante. Corroborante è l’acidità che accompagna la materia in espansione.
Baricci*
densità e succo, bontà straziante. Fiori di mille colori, legnetto di liquirizia e amarena. Tessitura ampia e onde acido/sapide fan si che la bottiglia finisca prima degli amous-bouche.
Colleoni Podere Sante Marie “Santa Maria” *
il trittico dei dissidenti, se così vogliamo chiamarli, si chiude con l’aerea 2013 di Marino Colleoni. Vino di una bontà disarmante, convogliato da una volatile che incrementa sia i profumi che la beva.
Marroneto “Madonna delle grazie”
la ricchezza e l’estrazione che regala questo vino in alcune annate, è convogliata in sottigliezza e stupenda distensione. Profuma di rose, di lamponi e di anice. Si percepisce in quali annate lo preferisco?
Fuligni
ribes e mirtilli, liquirizia e iris. Salatissimo e pungente quanto basta. Ossuto e molto prolungato. Uno dei “Fuligni” migliori degli ultimi anni.
Canalicchio di Sopra
uno dei vini più indietro tra quelli assaggiati, ma dal potenziale incredibile. Il frutto è nascosto, il profilo leggermente scuro, ma sotto spinge l’agrume. Energico e graffiante, sangiovese incazzato. Bello. Così ci piace. In divenire.
Una menzione ai migliori rosso di Montalcino 2016:
Le Chiuse
Paradiso di Manfredi
Ventolaio
I “ritardatari” (rosso):
Salicutti (2015)*
Pian dell’Orino (2014)*
Costanti “Vermiglio” (2014)*
Stella di Campalto (2013)* clamoroso!!!
Sono stati assaggiati 92 Brunello di Montalcino 2013 e 45 Rosso di Montalcino 2016. Non mi sono molro concentrato sulle riserve 2012 (assaggiate una dozzina circa) trovate spanciate verso un’alcolicità importante e con frutto quasi ossidato.
Le potenzialità di questo territorio sono ben note a tutti, non si riesce a capire come ancora oggi non si sia concepito ufficialmente una zonazione degna di nota. Ho percepito un certo dissenso da parte di quelle aziende le quali posseggono più appezzamenti sparsi a macchia di leopardo. Le basi ci sono, eccome. Vedremo.