Luogo bellissimo. La Toscana fatta di vigne e di bosco. Un verde riscontrabile solo in queste colline. Avere l’oro sotto ai piedi e rendersene conto solo per metà.
La 62esima festa del vino a Montespertoli voleva essere un nuovo punto di partenza, dopo la débâcle degli ultimi anni. Una delle più antiche manifestazioni vinicole dello stivale, vista sempre come festa popolare, presa in considerazione come tale dagli avventori, si concentra, oltre alla centrale piazza del Popolo -allestita con stand e bancarelle nelle adiacenti vie- nella bellissima sala del consiglio comunale, dove, sotto le redini di Andrea Pizzolato, si sono svolti per tre giorni consecutivi seminari e degustazioni a tema. Ridare lustro ad un paese fondato sul vino, non solo sotto il profilo economico, ma bensì culturale; sul lato identitario c’è ancora molto da lavorare, ma sono convinto che nei prossimi anni riusciremo a vederci più chiaro. Nel buglione del Chianti, inteso come denominazione, nel quale vi si producono oltre 60 milioni di bottiglie, Montespertoli è incastonata nelle due rive del fiume Pesa, in provincia di Firenze, con 2140 ettari vitati, per una produzione che si attesta intorno al 10% dell’intera denominazione Chianti, comprensiva di tutte le sue sottozone. Montespertoli ha un patrimonio di colture da non sottovalutare, tra cui molti olivi;
l’agroalimentare rimane sicuramente una risorsa su cui far leva per potersi far conoscere in Italia e nel Mondo.
Ma tornando al vino…
La confusione regna sovrana in questo territorio, in quanto, avendo le vigne nel comune di Montespertoli, paradossalmente, è possibile uscire con tre Chianti: Chianti Montespertoli (appunto!) Chianti e Chianti Colli Fiorentini. Faccio fatica io ad entrare nella logica di queste scelte (politiche?) che abito a 40 chilometri di distanza, figurarsi la coppietta di sommelier proveniente dal Quebec che viene in vacanza in Toscana e vorrebbe provare a capirci qualcosa. L’intervento, così come per quanto concerne i bassissimi prezzi dell’uva, i quali di fatto affossano i piccoli produttori, deve essere rivisto nei disciplinari, il consorzio non può permettersi più di stare a guardare questo sfracello irreversibile.
Un territorio che volente o nolente è il proseguio del Chianti Classico, pensare che a una manciata di chilometri vi troviamo San Casciano, uno dei nove comuni proprio della denominazione col gallo nero in evidenza. L’estensione dell’areale di Montespertoli è vastissimo, ergo eterogeneo, con tante esposizioni diverse, microclimi e terreni che variano da zona a zona. Si possono trovare argille e sabbie plioceniche, conglomerati pliocenici, finanche, in diverse aree, non è difficile imbattersi in conchiglie e fossili marini.
La fortuna di avere ancora tanto bosco gioca un ruolo fondamentale, mitigatore quest’ultimo di regolazione termica e correnti più fresche. Sono stati fatti degli studi assieme all’Università di Firenze per entrare più a fondo e suddividere l’area in più versanti, i risultati sarebbero anche stati soddisfacenti, ma sembra che la situazione di stallo continui senza che nessuno riesca a prendere in mano la situazione. In un periodo storico del genere ed in una zona poco conosciuta come Montespertoli, l’unione dei produttori potrebbe essere l’arma vincente, la disgregazione non so dove possa portare.
Domenica 2 Giugno uno dei temi affrontati nella sala comunale di Piazza del Popolo, è stato proprio quello dell’identità. Come scrivevo in precedenza, ancora la confusione è dilagante, anche se sempre più aziende stanno mostrando una forte determinazione nel puntare sul sangiovese e nel trasbordare il territorio nel bicchiere. Tra le dodici bottiglie portate per l’occasione dai produttori, un leggero fil rouge lo si è potuto notare, non per quanto concerne il sangiovese in purezza, ma per una trama nei vini non troppo dissimile. Una delle cose che accomuna questi vini è sicuramente il calore, la ricchezza e la generosità che Montespertoli può regalare, una maturità di frutto importante, anche se in alcuni casi, forse, troppo eccessiva. Vini giocati su toni sapidi, talvolta offuscati dalle tostature dei legni, ma pur sempre presenti.
Un interessante ricerca anche su vitigni storici toscani, quali il foglia tonda, dove Guido Galandi riesce a mettere in bottiglia un nitido nettare che profuma di arancia rossa e fiori freschi, corrisposto ad una spigliatezza di bocca e toni marini molto coloriti. Le riserve, sia del Podere Ghisone, sia di Casa di Monte, che della Tenuta Corbinaia, hanno tessitura compatta e bella progressione, un riverbero di ciliegia e corteccia, la spezia, ora più dolce ora più scura, tra moderno e tradizionale.
I punti solidi da cui ripartire ci sono, adesso sta nella mente e nel cuore di questi produttori, ritracciare la propria strada e fare la voce grossa, ma solo con unione e metodo.
Da segnalare una cantina che sta facendo benissimo, ma non presente alla manifestazione: Podere dell’Anselmo. Fabrizio Forconi già dalla fine degli anni ’90 ha sempre cercato di fare qualità ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, bravo!
Le aziende che hanno partecipato alla Mostra del Chianti Montespertoli 2019 sono:
Azienda Agricola Ammirabile, Azienda Il Gufo, Tenuta Barbadoro, Valvirginio – Cantina Sociale Colli Fiorentini, Casa di Monte, Fattorie Parri, Fattoria La Leccia, Azienda Agricola La Ripa Verde, Podere Ghisone, Podere Gualandi, Tenuta Corbinaia, Tenuta Moriano, Azienda Agricola Valleprima.