Quante volte vi capita di bere un vino per la prima volta? Tantissime, non è vero?
Stappiamo, beviamo.
Il vino non convince, monolitico oppure inespressivo.
Che idea vi fate di quel vino?
Lo valutate e magari ne scrivete e lo raccontate su quell’assaggio fatto?
E se il tappo ha lavorato male ed il vino non è come dovrebbe, ve ne accorgete?
A volte uno stesso vino può essere dritto come una lama o molle come una spugna; può lasciarti la bocca impastata come al mattino dopo una nottataccia oppure inondarti di succo; è successo, sia a me che ad amici, stesso produttore, stessa cuvée, stessa annata.
Quante volte dovremmo bere lo stesso vino per conoscerlo, per entrarci in contatto, per parlarne?
La 2007 di Valentini l’avevo bevuta due volte prima di questa e mi ha sempre lasciato senza parole dalla sua bontà, questa era una bottiglia deviata, anche se sotto si sentiva una forza ed un’energia pazzesca.
Se lo avessi bevuto per la prima volta che idea mi sarei fatto?
Lo chardonnay di Feneuil rompe gli schemi dello champagne: aereo, finissimo, quasi evanescente nello sviluppo ma prorompente nel sapore. Ha quel graffio giusto ed il suo dettaglio fa la differenza. Mi sembra sempre più stratificato man mano che passa il tempo.
Paillard 1999 faccio una fatica incredibile a berlo, mezzo bicchiere e mi satura.
Su Lassaigne ho avuto esperienze diverse, soprattutto sul “Montguex” acidissimo e teso diversi anni fa, con legno e stancante l’ultima volta assaggiato. Questo risulta decisamente equilibrato ma non mi smuove troppo.
Poi arriva “Les Grands Teppes vv” 2007 di Ganevat e spazza via tutto e tutti. Quando questi vini prendono qualche anno acquistano un’energia (se mai ce ne fosse bisogno) una profondità ed uno spessore riscontrabili in pochi vini nel Mondo.
Mamma bòno! Mamma bòno! Mamma bòno!
L’ho detto bòno?!